• Pubblicata il
  • Autore: Gianni
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Sabrina (prima parte) - San Marino Trasgressiva

Dopo la mia storia con Federica, trascorsi alcuni mesi svolazzando qua e là, come le api sui fiori, senza mai trovarne uno carico di nettare su cui posarmi. Provai anche alcune esperienze con trans prostitute senza trovare alcuna soddisfazione. Forse perché non sono capace a far sesso senza un minimo di feeling. Un giorno i miei occhi si posarono su Sabrina, mia collega di lavoro, che da più di un mese si era lasciata dal suo compagno dopo una lunga convivenza. Era una donna carina, che faceva tipo, ma che a vederla nell’ambiente di lavoro non suggeriva nessuna particolare fantasia erotica. Uscimmo qualche sera e dopo alcune volte mi decisi di invitarla a mangiare una pizza a casa mia. Arrivò con una bottiglia di “bollicine” – per festeggiare – disse e togliendosi il pellicciotto rimase con un abitino niente male, con una scollatura pronunciata al punto giusto che faceva intuire due tettine sode e ben fatte. L’abito le arrivava a metà coscia mettendo in mostra due gambe sode e ben tornite che non avevo mai notato in ufficio. Tolsi dal forno le pizze che avevo tenuto al caldo e ci mettemmo a tavola chiacchierando del più e del meno. Mentre mangiavamo notai, dai suoi movimenti, che non indossava reggiseno e che i suoi capezzoli sporgevano attraverso l’abito come due grosse caramelle ed il fatto mi eccitò non poco. Stavo per invitarla a sederci sul divano quando lei mi precedette dicendomi: “”Mi fai vedere l’alloggio?”” <>. Così dicendo la accompagnai verso la camera da letto e per accendere la luce la cinsi la vita. Subito si girò su se stessa ed incollò le sue labbra alle mie che non aspettavano altro. In un attimo fummo seduti sul letto continuando a baciarci ed iniziando ad accarezzarci, confessandoci reciprocamente che già tempo coltivavamo lo stesso desiderio. Caddero i vestiti ed in un attimo fui padrone delle sue tette che non smentivano le aspettative, quindi la mia mano corse ad accarezzare il suo ventre piatto, sodo e muscoloso e si precipitò giù, sotto gli slip, per la valle del piacere che trovò completamente depilata. D’altro canto Sabrina mi mordicchiava i capezzoli e infilando una mano nei miei boxer tastò il mio membro eretto esclamando: “”Ottimo ed abbondante.”” Mi piacque subito leccala tutta, dalla testa ai piedi, iniziando dalla nuca e giù fino al solco che nascondeva il buchino. Lei allargò le gambe e mi lascio fare con la lingua fin quasi a penetrarla. Giù, giù fino alle caviglie e girandola, sfilandole gli slip, su per le gambe, fino alla fessurina che sembrava quella di una bimba. Cercavo di infilare la lingua, senza usare le dita, tra le sue labbra carnose e rosee come quelle della bocca e che incominciavano ad essere umide ed attaccaticce. Cercai il clitoride e trovai, alla sommità della vulva, una prominenza gonfia, dura, tesa come il mio cazzo. Aveva un grilletto delle dimensioni di un piccolo pene, lungo poco meno di due centimetri, che incominciai a succhiare avidamente, mentre con le mani le titillavo i capezzoli che divennero duri e gonfi come due bei lamponi. Tutta la sua vulva gocciolava dei suoi umori frammisti alla mia saliva e schiacciandomi la testa contro di lei si mise a gemere e a divincolarsi mordendosi le labbra, le mani e pregandomi di non smettere. Ad un tratto, appagata da questo “pompino”, mi tirò su verso la sua bocca e, baciandomi, con un movimento tanto rapido quanto inaspettato mi abbassò un poco i boxer e mi fece entrare dentro di lei. Una fighetta stretta stretta, calda, vellutata, umida al punto giusto. Erano secoli che non provavo un piacere così intenso entrando in una donna. Iniziai a chiavarla lentamente; volevo che la mia cappella potesse sentire, gustare e godere di ogni increspatura di quel velluto, che sempre più aderente al mio membro sembrava volere intrecciare le mie nervature nella sua trama. Sempre più stretta tanto che mi pareva di non aver più spazio. Di tanto in tanto sentivo che spingeva con vigore il suo clitoride contro il mio pube ed io la assecondavo nei movimenti. Iniziò a muovere la testa a destra e a sinistra, strabuzzando gli occhi e pregandomi di continuare così. Ad un tratto sentii i testicoli bagnati: stava venendo così copiosamente da bagnare le lenzuola. La cosa mi mandò fuori giri e la godetti con l’impeto di un fiume in piena, mentre Sabrina con le mani mi spingeva le natiche quasi volesse farmi entrare tutto in lei. Ci abbandonammo uno a fianco dell’altra, ambedue attaccaticci dell’umore dell’altro. Le domandai perché si depilava. Mi rispose: “”Preferiresti baciare una vulva che ti lascia peli in mezzo ai denti o in gola, facendoti interrompere quanto stai facendo?”” Alla mia negazione riprese: “”Dai, allora, depilati anche tu e vedrai che la prossima scopata sarà diversa. Anzi lo faccio io.”” Mi chiese se avevo una lametta e la schiuma da barba. Ok fu la mia risposta. Si alzò ed andò in bagno tenendosi una mano fra le gambe per non sgocciolare il mio sperma lungo il corridoio. Sentii che si lavava e in men che si dica tornò con l’occorrente. Non sto a dilungarmi sulle operazioni e sui giochini di rasatura, fatto sta che mi trovai come mamma mi aveva fatto e di nuovo in erezione. Sabrina lo baciò e mi disse: “”Sai anch’io preferisco non avere peli che mi facciano tossire.”” Lo prese in bocca ed incominciò un gioco di labbra, lingua, bocca e denti che mi faceva impazzire. Le dissi che desideravo chiavarla in bocca, ma lei sempre con il cazzo fra le labbra mi fece un diniego con le dita e continuò a succhiarmelo. Venni di colpo, quasi in un unico fiotto, stringendo le lenzuola mentre lei si riempiva la bocca senza deglutire neppure un goccio. Portò tutto lo sperma che ero stato capace di emettere alla mia bocca e mi baciò con passione. Volle ritornare a casa in quanto non aveva un cambio per andare a lavorare l’indomani. Incominciammo a frequentarci regolarmente, a volte a casa mia, a volte a casa sua. Non c’erano tabù o false inibizioni: tutto era concesso e fattibile. Dopo pochi giorni mi offri con naturalezza il suo buchino, stretto ma esperto, come un fatto normalissimo, uno dei tanti modi di fare l’amore. Lo presi nella posizione faccia a faccia, con suo stupore in quanto disse che era stata sempre inculata alla pecorina e, ricordandomi di come Federica mi aveva fatto godere fermando la sua cappella gonfia nel mio sfintere, ritardando la penetrazione, usai tale accorgimento per lunghi minuti con impercettibili andirivieni finché fu Sabrina stessa, con un colpo di reni ad affondarsi tutto il mio membro nelle sue viscere, pregandomi poi di continuare ad entrare ed a uscire. Modulava le contrazioni del suo sfintere ritmicamente, mi tratteneva mentre uscivo facendomelo ritrovare chiuso ma disponibile quando rientravo. Avrei voluto entrare con tutto me stesso e accolse il mio sperma abbracciandomi forte forte. Si allargò le natiche con le mani e volle che assistessi allo spettacolo del rigagnolo del mio liquido biancastro che lei con sapienti contrazioni anali lasciava uscire a poco a poco. “”Non ricordo di aver goduto così intensamente con il secondo canale - mi disse poi tra un bacio e l’altro - pensavo che la mia vagina avesse cambiato posizione.”” Le feci notare che il merito era sì dell’amante e del suo membro, ma anche del suo buchino stretto che sembrava non essere mai stato posseduto, capace di contrarsi al punto e al momento giusto, del fatto che eravamo ambedue depilati e come già quando scopavamo le sensazioni erano più intense ed infine della posizione che aveva permesso al suo clitoride di sfregarsi contro il mio pube e che ora spuntava turgido e violaceo all’apice della sua vulva. “”Ed il tuo è già stato usato? Devi offrirmelo come ho fatto io o posso prendere l’iniziativa?”” Le feci notare che anche il mio buchino non aspettava altro di essere gratificato e in un attimo mi trovai penetrato da due dita sapienti ed esperte, che ruotavano, dilatandomi sempre più, senza affondare. Mi ricordo soltanto che la pregavo di non smettere ……… Il giorno del nostro primo anniversario mensile, pensando che io non me ne ricordassi, mi invitò a trascorrere la serata a casa sua. Arrivai con la classica rosa rossa. Suonai e Sabrina, con mio stupore, mi venne ad aprire in vestaglia. Mi ringraziò per il pensiero, felice che me ne fossi ricordato, mi fece entrare e dicendomi che anche lei si era ricordata della nostra ricorrenza scostò un poco la vestaglia mettendo in mostra una protesi di fallo di quelle che si indossano con cinghia. Rimasi senza parole e lei mi disse: “”Mi ha colpito quanto ti piaccia e quanto godi quando ti prendo il buchino. Riesci ad avere degli orgasmi anche solo con il massaggio prostatico. Pensa come sarà con questo! Che ne dici di aggiungere anche questo al nostro repertorio?”” Dissi: <>. Così dicendo la presi per mano, ci sedemmo sul divano e le raccontai mia storia con Federica. Quando ebbi finito aggiunsi: <> Slacciando le cinghie e mettendo via la protesi fallica mi rispose: “”In realtà questo fallo è di seconda mano. Avevamo provato ad usarlo io e Paola – stavo per interromperla, ma lei mi posò l’indice sulla bocca – ma presto ci siamo accorte che è meglio un dito che ti scava dentro partecipe e padrone del tuo piacere, piuttosto di un arnese grosso quanto vuoi ma che si muove senza far provare alla parte attiva nessuna sensazione e partecipazione. Penso che la stessa cosa valga anche per te. E come tu mi hai confessato la tua bisessualità, anch’io devo raccontarti la mia storia con Paola.”” Mi raccontò di come era iniziata e di come stava andando ancora avanti, dei loro incontri saltuari, ma pieni di desiderio e di piacere. Mi disse che non aveva avuto il coraggio di parlarmene prima, per timore di un mio giudizio negativo. La strinsi a me dicendole che né ero dispiaciuto, né mi sentivo tradito, anzi che questa storia avrebbe fatto parte della nostra intima complicità. <> “”Sì ha un compagno, Carlo, che sa tutto e condivide. Non immagini come la santarellina si scateni a letto e come sia di ampie vedute sessuali. Pensa che una volta, tu non c’eri ancora, mi ha anche proposto di fare gli scambisti. Anzi, se tu sei d’accordo, si potrebbe invitarli e chissà forse con Carlo ….., Paola mi ha raccontato di qualche suo desiderio represso ….”” <> Chiuse il discorso dicendo che avrebbe indagato e che se fossero state rose sarebbero fiorite. La serata finì sul tappeto davanti al divano in un 69 travolgente con ambedue gli sfinteri occupati dalle dita.

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05/09/2011 10:08

barbara

CHE SCHIFO......MA DOVE SONO GLI UOMINI VERI DI UNA VOLTA.... E' PER QUESTO CHE ANDIAMO CON I SENEGALESI,QUELLI SI CHE SONO VERI MASCHI CAZZUTI SUPERDOTATI E MOLTO RESISTENTI,CHE TI FANNO SENTIRE UNA VERA DONNA...I MASCHI ITALIANI SONO SPARITI,TUTTI GAY SONO ORAMAI.PER QUESTO NON MI SPOSO...

03/09/2011 01:20

Ale

Che storia di merda. La seconda parte è anche peggio.

01/09/2011 12:54

Antonio

Anche a me piace un casino lo strap-on con una donna. Purtroppo sono rare. Spesso li sostituisco con in trans cazzuti, un'altra mia passione. Ma non mi sento bisex on saprei come definirmi a me piacciono sia le donne, ma mi piace anche essere inculato dalle donne e dai trans ma non dagli uomini.

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